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Il dopo furto - l'opinione di psicologi ed esperti
"Per alcuni l'auto è un vero e proprio culto e l'essere derubati equivale ad un lutto, come se venisse carpita la loro identità", ha detto il prof. Paolo Crepet, psichiatra, secondo il quale la sottrazione della vettura cambia l'atteggiamento delle vittime: "metteranno più antifurto, diventeranno più sospettosi, verrà meno la fiducia negli altri". Non solo, ma "dopo la rabbia iniziale, possono manifestarsi a poco a poco tratti di depressione".

D'accordo anche il prof. Paolo De Nardis, preside della Facoltà di Sociologia de La Sapienza di Roma: "il furto d'auto sembra una situazione banale, irrisoria. Invece, ha grosse conseguenze. L'auto serve a razionalizzare le nostre quotidianità e le ripercussioni di un furto si riversano sull'intero nucleo familiare, sono più sociali che individuali". Anzi, rischiano di abbrutire le persone. De Nardis ricorre ad una pietra miliare della cinematografia nazionale per esemplificare: "la reazione analoga al furto d'auto la si trova, riportando le lancette indietro di oltre 50 anni, nel capolavoro di Vittorio De Sica "Ladri di biciclette". Nel film la bicicletta era mezzo di produzione, come l'automobile oggi, ed il suo furto provoca nel protagonista una patologia: da persona onesta diventa un delinquente. La "giustizia fai da te" non si esplica nel voler punire i ladri, ma nel rubare a sua volta le biciclette altrui".

Il rilevante peso di questi eventi è stato sottolineato pure dal prof. Anselmo Zanalda, neuropsichiatra e in prima linea a Torino sul fronte della tutela delle vittime della criminalità urbana. Dopo aver detto della "sindrome da appiedamento", che colpisce chi ha patito il furto dei proprio veicolo ("mentre si guida si ha una sensazione di potenza nello spostamento; con il furto, invece, l'individuo si sente privato della sua capacità di spostarsi, prova un forte senso di abbandono, come un cavaliere che perde il proprio cavallo"), Zanalda ha detto che questi gesti di ordinaria micro criminalità "possono diventare un tormento, arrecare depressione e stati di profonda malinconia, difficilmente sanabili. Nelle persone anziane possono addirittura rompere un equilibrio e determinare un rapido invecchiamento". Non solo, "ma si può pensare alla giustizia sommaria". A tale proposito il neuropsichiatra ha ricordato che "nel Far West per il furto di un cavallo era prevista la pena di morte".

A rimarcare una sinora sconosciuta fragilità della vittima del furto d'auto è anche il prof. Marco Strano, criminologo dell'università Cattolica: "La persona che ha subito il furto della propria auto è come se fosse nuda in una piazza affollata. L'auto non è solo un mezzo di trasporto, ma rappresenta anche un luogo dell'intimità. È l'interfaccia con il mondo esterno; è un contenitore che separa l'automobilista dalla realtà esterna, che è ostile, e determina un attaccamento quasi placentare. Il furto, quindi, determina uno sconvolgimento dell'equilibrio quotidiano, aumentato da elementi come il comfort e la tecnologia insiti nel veicolo (aria condizionata, vetri atermici, musica, ecc.)", tanto che, prosegue Strano, "quando si è in auto non si percepisce l'ambiente esterno (olfatto, temperatura, ecc.)". Insomma, "l'auto rappresenta un momento di protezione e di interfaccia con l'esterno. Il soggetto che sta all'interno di un'auto ha reazioni diverse da quando è fuori. Così l'auto ha il potere di determinare un orientamento psicologico. Per questo il furto può rappresentare un trauma. E chi non modifica questo comportamento all'esterno è un soggetto che esce dalla normalità ed entra in una sfera criminologica", ha concluso Strano.

Da parte sua la prof. Chiara Saraceno, sociologa, non nasconde che chi subisce il furto dell'auto "ha momenti di crisi soggettiva, perché vive, anche se in maniera minore rispetto al furto in casa, un'intrusione nella propria vita". E a parte "la rabbia come sentimento principale", ha aggiunto, "da quel momento in poi vivrà con maggiore ansia il momento del parcheggio, si preoccuperà cioè del posto dove lascia la sua nuova auto, della sicurezza del luogo".

La Chiesa guarda soprattutto al profilo umano del fenomeno dei "furti di auto". "è un evento che può avere nei suoi riflessi migliaia di interpretazioni, che dipendono soprattutto da condizioni economiche e psicologiche", ha detto Mons. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna ed uno dei più attenti analisti della società contemporanea. "Penso alla gravità che un fatto del genere può assumere nella vita di un italiano medio, di un operaio che guadagna poco più di un milione al mese, all'ultimo del mondo, ad un extra comunitario. Un furto dell'auto lo può far sentire come l'ultimo del mondo e farlo cadere in un pessimismo universale", ha affermato il presule.

Infine, da un altro duplice osservatorio, quello della Napoli dell'arte di arrangiarsi ma anche quello tipico di chi non ha l'automobile, il fenomeno dei furti d'auto viene esorcizzato con un consiglio: "prendete il taxi". Luciano De Crescenzo, ingegnere ma soprattutto scrittore di successo, guarda infatti in modo distaccato al problema: "Io penso che se l'uomo derubato dell'auto è una persona intelligente, il fatto non può avere alcuna conseguenza particolare". De Crescenzo condanna chi pratica il culto della "quattroruote": "Peggio per loro. In questo caso l'auto è una malattia. Il furto dell'auto è una cosa possibile, chi lo subisce potrà prendere l'autobus, oppure spostarsi in taxi! costa meno che mantenere un automobile. Se facciamo i conti, prendere il taxi per un intero anno conviene rispetto all'uso e al mantenimento dell'automobile. E poi il taxi è comodo, lo prendi e ti porta esattamente nel punto dove vuoi andare", conclude il noto scrittore.

Fonte: CESC (Centro Europeo di Studi Criminologici)